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al testo di Marco Galvagni
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Fuggii come un marinaio dal diario dei pensieri d’un vascello dorato rinunciando per te, amore mio, a porti con mille labbra da baciare ricevendo missive affrancate con filigrana straniera.
Perché è la tua ora, dea di luna, ora dell’odor di nardo fuoriuscito da un giardino di roseti. Di rado cade pioggia, timida come crepe di specchi, il cielo è fisso come un vetro.
In te nasce e si ordina il tempo dell’amore, con tentacoli di medusa tocco i focolai del corpo: la pelle di rame, miele, fino a suggere sudore celeste.
Lambisco gli alberi frumento che caddero nel mio fiume, germina il desiderio, volendoti porre al collo di panna una corona intrecciata d’alloro corro al letto nel giglio vespertino. |
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